Ciao amici. Quanto tempo! Ormai questo blog è un po’ abbandonato a se stesso, ma da oggi le mie facezie, invettive e gag le trovate qui.
DeadNature, da sempre al passo coi tempi
Ciao amici. Quanto tempo! Ormai questo blog è un po’ abbandonato a se stesso, ma da oggi le mie facezie, invettive e gag le trovate qui.
DeadNature, da sempre al passo coi tempi
Questo è l’editoriale che non leggerete domattina sul Foglio (non perché siete persone normali e quindi il Foglio non ve lo filate, ma perché me lo sono inventato io).
Cari lettori, tutti e tre,
come forse saprete la nostra ragione di vita è sempre stata prendere una posizione graziosamente anticonformista su qualunque tema dello scibile umano. Questo fa di noi un giornale talmente prevedibile da essere di fatto la parodia di se stesso, ma continua a dare a noi che scriviamo (e soprattutto a voi che leggete) quel brivido di piacere da “Io sì che la so lunga” senza il quale le nostre esistenze sarebbero quanto di più malinconico sia possibile immaginare, un eterno svegliarsi al mattino e trovare nell’altra metà del letto Anselma Dell’Olio.
Certo, rimaniamo pur sempre italiani, per cui irriverenti sì, irriverentissimi, ma la volta che la spariamo un po’ troppo grossa e la gente si incazza, lì subito ci ritraiamo impauriti, facciamo le vittime. Insomma si faceva per scherzare, ma possibile siate tutti così permalosi? E comunque anche se non dicevamo sul serio in un certo senso avevamo ragione noi, e poi delle foibe, com’è che nessuno parla? E poi non eravamo tutti Charlie, tana libera minchiate? Insomma un po’ di teatrino pietoso (alla Cruciani, non a caso citato nella nostra tirata), dopo tre giorni è tutto dimenticato, e via che si ricomincia.
Tutto questo premesso, pare che ieri, sospinti dal nostro irrefrenabile anticonformismo, abbiamo pubblicato una lettera di un no-global pentito che non era arrivata in redazione esattamente la mattina stessa. Ok, per l’esattezza era un post di un blog di quattro anni fa. Ma capirete anche voi che era il giorno dopo la scoperta dell’acqua calda, cos’altro potevamo fare? Proporre De Gennaro senatore a vita? Pagare una medium per chiedere un parere a Cossiga? Tutta roba banale, ne converrete. Certo, avevamo scritto un editorialino nel nostro solito stile, le solite venti righe di cazzocentrismo, mescolando cose vagamente attinenti tra loro al solito scopo di convincervi che noi certamente siamo stronzi, ma non è che poi gli altri (chiunque essi siano) siano poi ‘sto granché, suvvia. Ma era una cosa un po’ di maniera, fiacca, “la polizia ha pestato gente che non centrava niente, però in fondo centrava”, voi ve lo siete bevuto e avete annuito con convinzione, ma noi sapevamo di poter dare di più. Allora ci siamo messi a googlare “G8 Genova no global cattivi”. E abbiamo trovato venti pagine di nostri articoli. Ma arrivati a pagina 21, ecco premiata la nostra perseveranza: un blog di un no-global pentito. Rapida lettura, grande apprezzamento, immediata pubblicazione, onore salvo. Perché parliamoci chiaro, quella lettera è così perfettamente nel nostro stile che non avremmo saputo fare di meglio neanche scrivendocela da soli.
Mucchi selvaggi di nemici generici, in modo da appiattire ogni differenza, anche le più ovvie, e ridurre tutto a un comune denominatore parodistico (“Cobas, no global, pacifisti, black block, papa boys, preti in borghese, missionari, boys scout, antagonisti, centrosocialisti, veterocomunisti, e insomma all’incirca le stesse persone dall’indole bonacciona che potresti incontrare alla marcia di Assisi o al raduno sindacale di Piazza Maggiore”, notate l’eleganza di buttare lì i black bloc, scritti pure sbagliati, in mezzo ai pacifisti e ai papa boys, che colpo di classe)(e anche l’uso dell’-ismo dispregiativo, adesso noi lo si sta rilanciando con omosessualismo, ma questo qui era un precursore).
Pasolinismi da quattro soldi (manifestanti e forze dell’ordine “Fratelli contro fratelli, come nella foto storica di Tano d’Amico”).
Ribaltamento dei ruoli (“L’amico che mi sedeva di fianco sul pullman è stato arrestato e detenuto una settimana nel carcere di Bolzaneto, subendo alcune percosse successivamente denunciate, esasperate, e portate all’attenzione dei media”. Insomma, va bene, ti hanno picchiato in carcere, ma lo devi andare a dire a tutti? Un po’ di amor proprio, no?).
L’uno che pretende di parlare per tutti, stile retorico anche noto come costanzamirianismo (“Io sono contenta di stare a casa mentre mio marito lavora, quindi per tutte le donne è così. Lascia stare che poi faccio duecento incontri all-anno in giro per l’Italia, e a ‘sti quattro nani rompiballe ci pensa la filippina”).
E poi il colpo di genio: “Eravamo a Genova senza un vero scopo […] aizzati dai media antagonisti, dalla trasmissione di Fabio Volo su MTV”. Ebbene sì, da tutta Europa vennero a Genova su un cargo battente bandiera FabioVolana. Questo è puro trademark Il Foglio: la stronzata così fuori-scala che il lettore non la percepisce come tale, ma anzi l’apprezza come grande verità controcorrente.
Insomma, è andata così. Oh, ma sapete che Saviano fa tanto il comunista ma poi gira con la Mercedes?
Se ne va con stile il 2014, l’anno che verrà ricordato come un 2013 con un po’ meno carisma. Fare una classifica spiritosa di eventi dell’anno che volge al termine è esercizio ormai vieto e ammantato di saccenza, pertanto ci limiteremo in questo luogo:
a) A linkare Il Post, che in quanto a classifiche spiritose, esercizi vieti e manti di saccenza non è secondo a nessuno.
b) Trascinare questo articolo per un’altra stentata decina di righe basandosi sulle libere associazioni di idee, il discorso indiretto libero e una confezione di marron glacé regalatami da Massimo Carminati (che peraltro in Romanzo Criminale – La Serie moriva colpito da un buco di sceneggiatura, pertanto la sua nuova popolarità mi ha molto sorpreso, visto che io dalle serie TV mi aspetto rigore)(e seni, seni floridi). Visto? È facile.
Cosa ricordare, insomma, del 2014? Certamente il suo essere un anno palindromo, nonché l’anno in cui ho scoperto che posso usare parole difficili a casaccio, tanto frequento solo gente più stupida di me (che poi è il grande segreto di Corrado Augias). È stato poi l’anno dell’ISIS, di AstroSamantha e di Daniza, tutte e tre a loro modo eccellenze trentine: Daniza perché ha spiegato all’Italia che ‘sti orsi noi li abbiamo creati e noi possiamo distruggerli; AstroSamantha perché se non avesse trascorso un’adolescenza noiosissima e priva di occasioni di socializzazione in Val di Non sarebbe diventata una laureata in Lingue come tutte le persone normali; e l’ISIS in quanto parte di una complicata strategia di marketing territoriale che punta a fare di Kobane la nuova Pinzolo (ritiri dell’Inter esclusi, da quelle parti hanno già sofferto abbastanza). È stato poi l’anno dei trionfi di Vincenzo Nibali e Matteo Renzi, che hanno portato con sé un messaggio di speranza per la nostra sofferente Italia: in un contesto di sconfortante mediocrità, per emergere e apparire invincibili basta assai poco. È stato l’anno in cui su Internet erano tutti furbissimi, argutissimi, pieni di witteria, poi tornavano a casa e picchiavano i figli (quasi cit.). È stato pure l’anno in cui Caterina Guzzanti ha fatto un figlio, non l’ha fatto con me, e insomma di questo non ne parliamo più. Nel 2014 se ne sono andati in tanti, ma comunque sempre troppo pochi: tipo, io sono ancora qui a scrivere ‘ste cose.
Diego Moltrer ha rinunciato ai vitalizi.
Il presidente della Regione è morto durante una battuta di caccia:”La sai quella dell’autonomista infartuato?”
Su internet gli animalisti esultano:”Uhuhuhuh!”
Al funerale scene di dolore e disperazione, che potete trovare sull’Instagram di @dondanielelaghi.
“Moltrer ci ha resi tutti un po’ mocheni”, ha detto Ugo Rossi con un rutto.
La satira è per sua natura irrispettosa, ma quando muore qualcuno è sempre importante spendere qualche parola su ciò che di buono ha fatto per noi. Oh, quanto bello era “Il laureato”?
Salve! Come state? Vi state godendo questo piacevole ottobre dal sapore quasi estivo, che quasi vi rende felici di non avere un tetto sopra alla testa? Mi auguro di sì. Nel mentre che la vecchia in fila davanti a voi si distrae e potete finalmente fregarle il portafoglio, eccomi qui a dilettarvi un po’. Intervengo a mente fredda (un modo elegante per dire che prima non avevo voglia, e comunque i post di questo blog sono classici senza tempo già appena pubblicati) sul recente evento foriero di ilarità per il web tutto. No, non il cane con l’ebola: Renzi che parla inglese.
Ahahah, hai sentito Renzi qua, sembra che dica culo in inglese, ahahahah, che tristezza, ma come siamo ridotti? Dai, facciamo un video spiritoso tipo “Renzi dice culo per dieci minuti”, sicuro diventa virale, e poi botta di visualizzazioni, intervista su Vice-Italia e retweet di Andrea Scanzi!
Queste critiche sarebbero pienamente condivisibili (no, in realtà no: Renzi era comprensibilissimo, con accento orribile, certo, ma dell’accento nulla frega a chi l’ascolta, mica è lì per duettare con Kevin Spacey)(che poi Renzi in cuor suo voglia duettare con Kevin Spacey, con Kevin Spacey come spalla, ovviamente, è un altro discorso), sarebbero pienamente condivisibili, dicevo, se non venissero da gente che, messa in un McDonald’s, per ordinare indica l’immagine e, se particolarmente vispa, biascica il numero corrispondente. E sto parlando del Mc Donald’s di Roma Termini, mica di quello di King’s Cross. Italiani, popolo di santi, navigatori, allenatori della Nazionale e maestri di dizione british. Sarà certamente una sfortunata coincidenza che accendendo la televisione o camminando per strada si senta un tripudio di consonanti a casaccio (per tacere della grammatica), accenti buttati alla rinfusa e stupri della dizione in genere. In italiano, ovviamente. Ma metteteli a parlare di Falkland e bondage con la regina Elisabetta, questi stessi individui, e non sapreste dire chi dei due è il madrelingua, potete giurarci.
Da cervello in fuga (faccio il magnaccia a Rovereto), mi sento poi particolarmente solidale con Renzi perché so bene come il cammino dell’italiano all’estero sia inevitabilmente tappezzato di luoghi comuni. Uno cerca invano di affrancarsi, di darsi un tono da uomo di mondo, da persona dalle molteplici (tre) sfaccettature, ma alla fine si ricade sempre sui cliché più triti. Ah, italiano? Italia, piastrelle di Sassuolo! Italia, Dora Baltea! Italia, dottor Balanzone! E tu lì che cerchi di spiegare che no, c’è un’Italia meno nota ma comunque bella, degna di rispetto, l’Italia della pizza, per fare un esempio (“it’s like bread, but with cheese and tomato… Come 0n, pizza! It’s famous in Italy, trust me!”), del mare (o “sea”), delle macchine veloci e delle belle donne. Ma niente, uno sguardo un po’ perplesso e poi di nuovo a chiedere consigli su con quale sugo si accompagnano meglio i pizzoccheri. E allora ancor più bravo Renzi a non perdere mai la calma e a continuare eroicamente la sua battaglia contro gli stereotipi, per un’Italia di nuovo protagonista nel mondo.
E visto che si parlava di Italia protagonista nel mondo, sarebbe stato ora lecito, se non opportuno, evitare di parlare delle Sentinelle in piedi, visto che fortunatamente già a Chiasso non se le caga nessuno. E per dirla tutta anche in Italia, visto che domenica, nelle “cento piazze” (che eran poi 68, ma quando si combatte per la Verità non si può star lì a guardare tutti i dettagli) si sono presentati in tutto in diecimila, non proprio cifre roboanti. L’unica cosa che poteva renderli popolari era trovare qualcuno così pirla da usare loro violenza. E così è stata: le Sentinelle in piedi non sono state picchiate abbastanza da piccole. Ringraziamo per questo (tra gli altri) gli anarchici di Rovereto, categoria folcloristica che non delude mai quando si tratta di dare alibi a operazioni discutibili. Comunque sia, vorrei evitare di dedicare troppo spazio a questa patetica cialtronata omofobica, ammantata di un vittimismo così ridicolo (“Ci vogliono impedire di dire cazzate!”) che giusto Adinolfi, quello che si crede anticonformista perché tifa Juve, poteva diventarne portabandiera. Mi limito a rimarcare, a futura memoria, che le Sentinelle in piedi sono l’esempio perfetto di come la ridicola equazione “leggere un libro = cultura”, anche nella sua variante pedagogica “Un libro qualsiasi, purché si legga” abbia fatto sulle menti di pongo più danni della grandine (frase fatta orrida che avrei evitato, avessi letto qualche libro in più. O fossi andato a letto con mia cugina, non so, devo chiedere alle Sentinelle).
Saluti
DeadNature
Dopo il brillante successo di immagine ottenuto con la sapiente gestione del caso Daniza (ricapitolando: tentativo di disinteressarsi alla questione, pretesa di gestire da soli la questione, ondata di hashtag indignati, scontri tra forze dell’ordine e manifestanti a Pinzolo – e manco per colpa delle scelte tattiche di Mazzarri, lungo inseguimento all’orsa nel crescente disinteresse generale, cattura maldestra e uccisione dell’orsa quando ormai nessuno se ne ricordava più, nuovi hashtag indignati), molti (nessuno) si chiedono: e ora cosa accadrà? L’autore di questo blog, ghostwriter di Ugo Rossi e curatore dell’immagine dell’ISIS (la seconda professione è quella spendibile in società) vi anticipa le prossime trovate acchiappa-consenso della Provincia Autonoma di Trento (sempre sia lodata) (troppe parentesi, ah?).
Cordialità
DeadNature
Dieci anni fa moriva Enzo Baldoni. Moriva in Iraq, ucciso da dei criminali. Stava tornando da una spedizione con la Croce Rossa, aveva consegnato medicine e beni di necessità laddove ce n’era un gran bisogno. Faceva qualcosa che, in un mondo ideale seppur retorico, dovrebbe renderci orgogliosi di essere suoi connazionali. Infatti non ne ha parlato praticamente mai nessuno.
Per ricordare Enzo Baldoni, comunque, la cosa migliore è leggere Enzo Baldoni: qui trovate tutti i suoi viaggi (Timor Est, Cuba, Chiapas). Sono scritti da dio, fanno ridere, fanno commuovere, ti fanno anche un po’ vergognare. Sono molto belli, e resteranno.
DeadNature: Grazie davvero per il passaggio, all’andata sono venuto qui in treno ma mi evito volentieri il viaggio di ritorno.
Collega: Figurati, la strada la devo fare comunque, mi fa giusto piacere avere qualcuno che mi tiene compagnia mentre guido.
DN: Infatti, sarà sicuramente un viaggio piacevole! Tra parentesi complimenti, è proprio una bella macchina.
C: Eh, grazie. Piaceva molto anche a mia moglie, la usava sempre prima che ci separassimo.
DN: Eh.
(15 minuti di gelo)
Scena 2
DN: E insomma come sei finito a lavorare a Bolzano? Tu sei pugliese, giusto?
C: Sì, esatto. Eh, qualche anno fa ho avuto un paio di proposte lavorative, una a Roma e una a Bolzano. Quella di Bolzano mi dava più garanzie e l’ho scelta. Certo, col senno di poi è stato un errore, visto che è da quando mi sono trasferito a Bolzano che il mio matrimonio è entrato in crisi.
DN: Eh.
(25 minuti di gelo)
Scena 3
DN: Quindi mi dicevi che ti piace cucinare, no?
C: Beh, sì, da un po’ di tempo a questa parte mi dedico soprattutto alla preparazione del gelato. Poi faccio delle feste e invito un po’ di amici a provare i vari gusti che mi invento.
DN: Ah, figata, bella idea!
C: Eh beh, sì. Sai, cucinare solo per me stesso mi mette un po’ tristezza. Da quando mia moglie mi ha lasciato…
DN: Eh.
(40 minuti di gelo)
Scena 4
C: Hai visto che bel tramonto? Spettacolare, guarda che cielo rosa!
DN: Fammi indovinare, ti ricorda per caso la tua ex-moglie?
C: No, perché mai dovrebbe?
(75 minuti di gelo, comprensivi di: sosta in Autogrill, consumazione di due Rustichelle e due coche piccole, acquisto di un Toblerone e un best-of degli 883, ascolto del medesimo, commozione mascherata da reazione allergica alle Rustichelle)
Scena 5
(fuori da casa DeadNature)
DeadNature: Grazie ancora, davvero! Buonanotte, ci vediamo lunedì! (il collega riparte) La prossima volta prendo il treno, le prostitute che si smaltano le unghie dei piedi di sicuro mi deprimono meno. (entra in casa) Amore, ciao, sono tornato! Non ti immagini che viaggio ho fatto, mi ha dato un passaggio un collega che al confronto Masini è Jovanotti. (apre la porta della camera da letto) Amore? (silenzio) Amore, capisco che ti sono mancato, mi rendo conto che ti sei sentita donna in mia assenza e tre giorni ti sono apparsi d’un tratto un tempo eterno. So bene che sei autonoma e vitale, pertanto non ti biasimo per ciò che vedo, cioè insomma che c’è uno che ti sta inculando. Solo, non capisco come ti sia venuta in mente questa bizzaria di farti amare mediante una protesi fallica. (silenzio) Ah, non è una protesi? Tutta natura? (silenzio) Beh, complimenti.
Buongiorno a tutti. In un momento così delicato per le sorti della Nazione (cioè un giorno qualunque da oggi a quando tutti voi passerete a miglior vita) (giovedì) è più che mai importante che ciascuno si prenda le proprie responsabilità. Da parte sua, il tenutario di questo blog vi metterà a parte di un suo oscuro segreto. Per farlo passerà anche alla prima persona, ché ‘sta cosa della terza persona è già diventata ridicola in tre righe. Dunque, dicevo, l’oscuro segreto.
Non ho Facebook.
Lo so, lo so cosa state pensando.
“E come fai a masturbarti?”
Oh mio dolce, sciocco pubblico (semi-cit.), è molto semplice: mi faccio spedire a casa da tutte le mie amiche loro foto in cui ammiccano seminude, avendo poi cura di apporvi il mio like, non so se mi spiego, ahahah! No, scusate, mi sono lasciato trascinare dall’emozione. Noi giovani siamo così. E comunque nella frase precedente la locuzione “tutte le” andrebbe sostituita con “entrambe” e “mie amiche” con “anziane non autosufficienti che ho sedotto con la scusa dell’assistenza domiciliare”. Ma forse sto usando troppi dettagli, annoiandovi. Per farmi perdonare, ecco a voi una rubrica di vera utilità sociale, da leggere prima di fare il proprio dovere di cittadini. No, non apporre like sulle foto delle vostre amiche di Facebook, intendo votare. Ecco dunque…
Bene, il quadro mi pare completo. Buon voto e divertitevi, finché potete.
Ciao e altre amenità
DeadNature