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La sera del 6 novembre 2012, a Filadelfia, non mancava proprio nessuno. In prima fila, ovviamente, c’era Lui, il Principe, l’uomo che fino a quel momento aveva rappresentato senz’ombra di dubbio il meglio della trentinità applicata alla politica: Lorenzo Dellai. Al suo fianco, per soddisfare le pari opportunità, due donne: alla sinistra Lia Beltrami, in verità un po’ delusa perché alla festa c’erano pochi negri da aiutare; alla destra Caterina Dominici, con un avveniristico abito da Zio Sam, sui cui aveva fatto scrivere in Inglese, Noneso e Ladino “La Val di Non saluta il presidente”. C’erano poi Panizza con 45 Schutzen e 32 band di giovani promettenti; Pacher pieno di entusiasmo perché Dellai gli aveva promesso che al ritorno avrebbero fatto un pezzo di strada in metropolitana; Grisenti che aveva già in tasca un progettino per una galleria attraverso Mount Rushmore; Lucio Gardin e Supermario, presentati a tutti come “our Lettermans, i nossi Letterman”; una dozzina di giornalisti (spesati dalla Provincia, ci mancherebbe), tra i quali spiccava il direttore dell’Adige, Pierangelo Giovannetti, il quale, visto che sapeva fare correttamente lo spelling di “Keynes” (sulla pronuncia stava ancora lavorando) e aveva addirittura seguito le primarie democratiche per L’Avvenire nel 2004, era giustamente considerato uno dei massimi esperti mondiali di faccende americane.

Ma che cosa ci facevano tutti costoro in Pennsylvania, in quella fredda sera di novembre? La risposta sarebbe apparsa soprendente solo a chi non avesse seguito gli accadimenti degli ultimi mesi: erano lì per festeggiare il nuovo presidente degli Stati Uniti, Rick Santorum, che contro tutti i pronostici aveva battuto in maniera netta il presidente uscente, Barack Obama. Quando infatti, sul finire del 2011, i giornali avevano segnalato che uno dei candidati repubblicani alla casa Bianca, Santorum appunto, aveva sangue trentino, Dellai aveva immediatamente rizzato le antenne: altro che Metroland, altro che Muse, quella poteva davvero essere l’impresa che l’avrebbe reso immortale, ponendolo in un ideale Olimpo dei grandissimi secondo solo a sua madre, che l’aveva generato, ma senza dubbio davanti a De Gasperi e a Gesù Cristo! Un presidente degli Stati Uniti trentino, eletto grazie al contributo dei trentini! Bisognava però agire con sollecitudine: Dellai non perse un momento e chiamo a consulto l’unica persona di cui aveva stima, se stesso. Dopo una rapida riunione, Lorenzo e Dellai redassero di comune accordo il piano di lavoro:

  1. Complimentarsi con Lorenzo Dellai per la bella pensata.
  2. In tutte le scuole superiori, dedicare le ore di inglese a una massiccia campagna di tweeting in favore di Santorum: il voto di ogni studente sarebbe stato proporzionale al numero di followers statunitensi convertiti alla causa di Rick il rivano.
  3. Spedire i migliori volti del Trentino negli USA per combattere sul campo quella decisiva battaglia. Certo, non è che poi fossero moltissimi i volti migliori del Trentino, e alcuni di essi si sarebbero probabilmente opposti perché noiosi nell’animo, ma qualcosa si sarebbe organizzato.

La campagna partì subito dopo le primarie del New Hampshire ed ebbe immediato risalto mondiale: la Provincia Autonoma di Trento che correva in aiuto del suo figliolo d’oltre-oceano! E con che esiti! In South Carolina tra Santorum e Romney fu di nuovo pareggio, ma già in Florida l’operato trentino si fece sentire e Rick batté il rivale di ben sette punti, passando in testa per numero di delegati. Romney cercò di reagire, accusando il rivale di tradire lo spirito americano facendosi aiutare da uno stato straniero: ma Santorum rispose facendo aprire i suoi comizi dall’inno statunitense cantato dal coro della SAT, e per il mormone fu una botta durissima. Santorum vinse in Colorado, nel Maine e nel Minnetsota, perdendo solo nel Nevada, dove si rivelò errata la scelta di puntare su Giorgio Lunelli come catalizzatore del voto moderato nativo-americano: Lunelli perse 4 milioni di dollari al tavolo da black-jack, insolentì tutti con le sue critiche al PD e infine venne scalpato. Santorum fece tesoro dell’errore, puntando più sulla sostanza (il denaro trentino) che non sulla pur generosa e totalmente disinteressata voglia di mettersi in gioco di tanti suoi brillanti consanguinei: ed arrivò anche la vittoria in Arizona, mentre in Michigan fu un altro pareggio.

Si arrivò, finalmente, al decisivo “Super-martedì”: si sarebbe votato in 11 stati, e chi fosse risultato vincitore avrebbe potuto tranquillamente sentirsi in tasca la nomination. Dellai, da consumato stratega, capì che era il momento di scatenare l’artiglieria: il giorno prima della votazione, venne messo in circolazione online un video anonimo che ritraeva Romney in atteggiamento sospetto con quattro procaci fanciulle e un orso di pezza. Il video era in realtà un abilissimo falso, creato mettendo assieme le migliori menti di TCA e RTTR: ma quando si venne a sapere era ormai tardi, si era votato e Santorum aveva stravinto. Romney si era ritirato e il giovane virgulto trentino era il candidato presidente repubblicano.

Certo, in quei primi mesi gloriosi ci furono anche, sulla strada trentina, delle sacche di resistenza, per di più di origine interna: una minoranza di noiosi storse il naso di fronte alle posizioni del cattolicissimo Rick, fervente anti-abortista, creazionista (seppur nella versione più furba di “sostenitore della teoria del disegno intelligente”), sostenitore della pena di morte e favorevole al bombardamento dell’Iran, per non parlare poi delle dichiarazioni omofobe (gli omosessuali paragonati ai pedofili)! Insomma, sostenevano costoro, tanto valeva sostenere ome candidato presidente Francesco Agnoli, che almeno se ne andava fuori dai coglioni: ma tali individui vennero immediatamente tacciati di anti-trentinità o, indifferentemente, di arci-trentinità (sempre a criticare quel di buono che fanno i trentini) e poi ignorati senza troppe remore. Non mancarono nemmeno le conversioni eccellenti: l’intero consiglio comunale di Arco vergò un comunicato di fuoco contro la scelta scriteriata di apparire nel mondo come sostenitori entusiasti di un bigotto reazionario; ma poi, casualmente lo stesso giorno in cui saltò fuori un documento anagrafico che attestava come una trisnonna materna di Santorum fosse di Arco, la mozione venne ritirata e anzi tutta la cittadinanza di Arco si prodigò in lodi e incoraggiamenti per quel coraggioso candidato così fiero delle proprie idee.

(1. continua)

 

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